Jurassic Jazz Orkestra per il Piccolo Principe

Pandemia e case famiglia – lettera aperta
6 Aprile 2021
Pandemia e case famiglia – lettera aperta
6 Aprile 2021

Campobasso, 24 ottobre 2021

Carla la voce narrante e Luigia la penna del Piccolo Principe hanno così aperto la serata di beneficenza regalata da amici comuni

Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata.  Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo,mi farà uscire dalla tana, come una musica.

Queste sono le parole con cui la volpe spiega al Piccolo Principe cosa significa creare dei legami, tessere relazioni, in una parola cos’è l’amicizia.

L’evento di stasera nasce proprio da storie di amicizia antica, profonda che non contemplano l’assiduità delle frequentazioni quanto piuttosto l’intensità e la consapevolezza di poter reciprocamente dare solidità ai valori nel tempo…

Il quartiere  ha prestato l’ ambiente in cui, giocando, siamo cresciuti, poi allontanati, persino persi di vista;  poi  nuovamente incontrati  ma ….mai per caso !

Le relazioni insomma, il motore delle storie esistenziali di chiunque. La potenza, le sfumature, i dettagli ed il colore di queste relazioni determinano il benessere o la sofferenza di chi ne è coinvolto.

Questa sera non vi parleremo di un gruppo di persone esperte nelle politiche sociali per minori, di strumenti pedagogici o di progetti educativi. Vorremmo raccontarvi, la forza, la fatica, la bellezza del nostro lavoro ma anche la forza, la fatica, la bellezza dei ragazzi, che NON sono i nostri perché non ci appartengono;

Vorremmo raccontarvi la difficoltà e la necessità di creare alleanze con le famiglie di origine anche quando sono sbagliate o incapaci o indigenti o insufficienti a sostenere i propri figli in quel cammino complicato che è lo stare al mondo. Consapevoli, soprattutto, che un affido è proprio come un “innesto”: per creare una storia futura devi conoscere e condividere la storia precedente

E dunque:

Al piccolo principe  proviamo  a raccontarci le  paure, le  sconfitte,gli abusi e gli abbandoni con le  emozioni che curano, se ascoltate con attenzione, scontrandoci con gli insuccessi ma giocando seriamente con la verità! Strano davvero il nostro lavoro….usciamo da casa ed andiamo in una casa, sì perché così deve essere percepita la comunità, non un centro o un’ associazione ma una casa. I nostri ospiti arrivano malvolentieri perché un legame familiare di qualsiasi natura è indispensabile finché non si sperimenta un’ alternativa possibile e più giusta. Noi siamo gli estranei a cui affidarsi anche quando si fa buio e poi quando spegni le candeline, quando hai la febbre, quando raggiungi obbiettivi mai sperati , quando sei in vacanza e quando cadi e le nostre braccia non bastano più! Non si fanno cose speciali al piccolo principe, si vive insieme, e dunque si parla, si ride, si urla, si litiga, si va via sbattendo le porte e si ritorna  per  recuperare pezzi di storia e  stringere ancora  patti di amicizia e fiducia. Con pazienza, scambiandosi una cosa preziosissima, il tempo  che rispetta il tempo dell’altro.

Tempo necessario per creare dei legami unici, per accudire  e per capire anche  come gestire i distacchi, come conservare il valore del ricordo o della nostalgia senza che queste ci facciano troppo male.

Insieme ci si sente meno soli perché noi educatori abbiamo studiato e scelto di farlo ma gli specialisti dell’ accoglienza e dell’ empatia allo strappo dei legami, sono i ragazzi che vivono già con noi e che ad ogni nuovo ingresso sanno come gestire sguardi, emozioni e tempi per fare casa e calore, affinché la notte regali loro bei sogni nonostante tutto!